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BIZANTINO-SASANIDI, GUERRE
(VI secolo d.C.). La dinastia persiana dei Sasanidi (224-651) era entrata in conflitto già con Roma per il controllo di regioni-chiave quali la Mesopotamia, l'Armenia e la Siria (col suo sbocco sul Mediterraneo). Le sconfitte di Valeriano, fatto prigioniero da Sapore I (260), e di Giuliano, morto in battaglia (363), e le vittorie di Teodosio II (421 e 441) avevano stabilito un sostanziale equilibrio. Le guerre bizantino-sasanidi ebbero inizio sotto l'imperatore Anastasio (491-518), con la conquista sasanide di Teodosiopoli, Amida e Nisibi, in Mesopotamia. Il primo grande conflitto scoppiò sotto Giustiniano, quando Cosroe I, saccheggiata Antiochia (Siria), ne deportò gli abitanti (540): la guerra, condotta da Belisario, si concluse con un parziale scacco bizantino, anche se ai persiani fu impedito l'accesso al Mediterraneo. Sotto l'imperatore Giustino II i persiani invasero l'Armenia (571) e la guerra, durata vent'anni, terminò con la vittoria dell'imperatore Maurizio (591). Ma il conflitto più lungo e sanguinoso fu il terzo (604-630), quando Cosroe II, occupata l'Armenia, attraversò l'Anatolia giungendo fino a Calcedonia (Kadiköy) sulle rive del mar Nero (610). Contemporaneamente, da occidente, un esercito di avari, slavi e bulgari assediava Bisanzio per mare e per terra. Una seconda armata persiana, intanto, si impadronì di Antiochia (611), Damasco (613) e Gerusalemme (614) conquistando, infine, l'Egitto (619). Le sorti del conflitto furono rovesciate da un'epica "lunga marcia" dell'imperatore Eraclio che, dopo aver riconquistato l'Armenia, scese fin nel cuore dell'impero sasanide, saccheggiando la capitale e costringendo Cosroe II alla fuga (628). A Bisanzio, nel frattempo, sotto la guida del patriarca Sergio, la flotta imperiale aveva rotto l'assedio, sbaragliando avari e slavi. Nel 630 i territori bizantini erano tutti riconquistati. L'impero sasanide, stremato da questo lungo conflitto, fu preda, pochi anni dopo, delle armate arabe (battaglia di Qadisiyya, nel 634).

P. Concetti